Ronchi: “l’economia del futuro non può che essere green, decarbonizzata e circolare“. Fare attenzione a non cadere dalla padella della pandemia alla brace della crisi climatica

Il Manifesto per “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia“ ha una particolare importanza e una peculiarità , rilevante a livello nazionale ed europeo: è promosso da ben 110 esponenti, di primo piano, di importanti imprese e organizzazioni rappresentative di rilevanti settori economici. Un così vasto e rappresentativo coinvolgimento del mondo delle imprese nel sostenere un Green Deal è una novità  di rilievo e un segno dei tempi che stanno cambiando: novità  della quale anche i decisori politici dovrebbero tenere maggiormente in conto.

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L’Italia ha grandi potenzialità  di sviluppo della green economy. In una ricerca presentata agli Stati Generali della green economy, l’Italia risulta essere fra le prime economie green in Europa. Secondo un recente studio comparativo pubblicato dalla Oxford Martin School insieme alla Smith School of Enterprise, l’Italia risulta, prima della pandemia, in cima alla classifica mondiale delle “green growth tigers“, (le tigri della crescita economica green), dietro alla sola Germania ma davanti agli Stati Uniti, Austria, Danimarca e Cina. Siamo uno dei Paesi che trarrebbe maggiore vantaggio, sia in termini di crescita che di competitività , dall’implementazione di un Green Deal per l’uscita dalla attuale crisi economica.

Questo Manifesto sollecita una scelta precisa e coerente di indirizzo delle politiche e delle misure per il rilancio economico, sia a livello europeo, sia a livello nazionale. Non servono generiche dichiarazioni di attenzione. Uno recentissimo studio della Oxford University a cura, tra gli altri, del premio Nobel Joseph Stiglitz e dell’economista Nicholas Stern, analizzando le misure messe in campo dai Paesi del G20 ad aprile, con una spesa stimata complessiva di oltre 7 mila miliardi di USD, registra che appena il 4% sono state classificate dagli autori come “green“ mentre il restante 96% non avrà  impatti positivi sul clima o addirittura potrà  peggiorare il trend attuale.

Rifinanziare tutto l’esistente per ritornare alle condizioni economiche precedenti alla pandemia – ha commentato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, fra i promotori del Manifesto – è, ,in questa emergenza, quasi un riflesso condizionato, ma sarebbe doppiamente sbagliato: si rifinanzierebbero anche attività  che invece andavano cambiate , innovate o convertite e non si impegnerebbero risorse sufficienti, che sono comunque limitate e relativamente scarse, per i cambiamenti verso l’economia del futuro che non può che essere green, decarbonizzata e circolare“ .

Dobbiamo continuare a compiere tutti gli sforzi necessari per uscire da questa pandemia, per rendere le nostre società  e le nostre economie più resilienti, ma, prestando anche attenzione a non cadere, nel giro di pochi anni, dalla padella della pandemia alla brace della crisi climatica globale. Durante la pandemia le emissioni di CO2 sono diminuite, ma, se si torna al modello precedente, riprenderanno come e più di prima. Se la gran massa dei finanziamenti pubblici che verrà  messa in campo finirà  col generare aumento di emissioni di gas serra e modelli lineari di produzione e di consumo, inefficienti e ad alto spreco di risorse, verranno generati nuovi costi trasferiti sul nostro futuro. Secondo lo studio condotto da Italy for Climate in collaborazione con lo European Institute on Economics and the Environment, il mancato conseguimento dei target di riduzione delle emissioni di gas serra e il fallimento delle politiche di contrasto al cambiamento climatico avrebbero effetti negativi importanti sul PIL italiano, arrivando a riduzioni stimate attorno al 10%.

Se viceversa decideremo di utilizzare questo sforzo economico senza precedenti per imprimere una accelerazione del sistema economico verso processi e prodotti sempre più green, potremo porre le basi per un futuro più sicuro e al tempo stesso ottenere performance economiche ed occupazionali migliori rispetto a quanto otterremmo con finanziamenti scarsamente orientati al green. Uno studio condotto dalla Fondazione in collaborazione con l’istituto di ricerche economiche Cles nel 2019 ha misurato l’impatto che avrebbero a breve termine (cinque anni) la promozione di interventi green avanzati in cinque settori chiave: efficienza energetica, fonti rinnovabili, economia circolare, rigenerazione urbana e mobilità  sostenibile. Le misure indicate nello studio, di cui si propongono anche le relative coperture economiche, secondo i risultati della ricerca avrebbero portato in pochi anni a 190 miliardi di euro di nuovi investimenti green e 800 mila nuovi occupati.

Fonte: Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

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