Tutto ciò che è successo nell’ultimo anno ha cambiato il nostro modo di lavorare, di comunicare, di pensare e, più genericamente, di vivere.
La Pandemia ha mutato quasi tutto nelle nostre vite: ha aperto nuove strade verso il digitale; ci ha fatto ritrovare vecchie passioni: ci siamo riscoperti cuochi, pensate ai supermercati svuotati del lievito madre; siamo tornati contadini, con orti sui balconi e una diversa attenzione all’ambiente che ci circonda.
La Pandemia ci ha obbligati a guardare il mondo dalle nostre case, abbiamo rivisto i luoghi d’arte sorvolati dalle Frecce Tricolore o la Coppa America in Nuova Zelanda. La Pandemia ha sicuramente aumentato il nostro desiderio di evadere e di viaggiare.
La curiosità spinge l’essere umano a confrontarsi con il mondo che lo circonda e come tutti gli esseri viventi non siamo fatti per essere rinchiusi.
Il desiderio di viaggiare è una passione che non può spegnersi, fa parte dell’essere umano da troppo tempo ormai. Alcuni studiosi dicono che il turismo ha avuto origine nell’età antica, altri a partire dal 1800: che si prenda in considerazione la prima o la seconda, il turismo fa parte di noi.
Green is the new tourism
Il turismo e i turisti non sono stati sempre gli stessi: nel corso degli anni si sono evoluti, come tutto ciò che li circonda. Poco più di 20 anni fa è successo qualcosa: i turisti di massa sono diventati turisti globali.
Facciamo ordine: cosa cambia tra le due categorie? In una parola: tutto.
I turisti di massa erano prevedibili, poco esigenti e facili da accontentare. Le strutture turistiche sfruttavano mercati favorevoli e rispondevano a una domanda con poche pretese, con abbondanza sfacciata e incline allo spreco di risorse.
Poi sono arrivati gli anni Novanta: la liberazione di Nelson Mandela, lo sviluppo del World Wide Web, il Tamagotchi! E in questa nuova aria, è nato anche un nuovo turista. Lo chiamano “globale“, perchà© non vuole avere confini. Ma non è un “globetrotter“ all’avventura, è una figura più consapevole, non si accontenta più delle apparenze, sa quello che vuole e pretende che sia fruibile per lui e per le generazioni future; ciò che vuole, in una parola, è sostenibilità .
Sì, il nuovo turista è green: lo dicono i dati.
A chi afferma che il turismo ecosostenibile è una moda passeggera rispondono i numeri che dimostrano come questo trend sia destinato ad arrivare in alto.
La BIT (Borsa Internazionale del Turismo) afferma che “Il turismo sostenibile guida, insieme all’innovazione, le tendenze in Italia“.
Secondo la Fondazione Univerde, nel 2019 il 75% degli italiani preferiva strutture turistiche che non utilizzano plastiche monouso, mentre il 74% ritiene il turismo sostenibile come la scelta migliore in uno scenario post-Covid.
Cosa possono fare le strutture turistiche?
Ammettiamolo: ignorare questi dati sarebbe un errore.
In fondo si sa, in economia domanda e offerta sono strettamente collegate: ai cambiamenti di una devono corrispondere variazioni nell’altra.
Cosa possono fare le strutture turistiche?
Diventare sostenibili. Non basta la vista Colosseo con il gabbiano che si nutre di buffet tanto abbondante quanto abbandonato: è necessario rientrare nell’ordine e nell’equilibrio perchà© tutti ne possano godere.
Detto così sembra facile: “da domani diventiamo tutti sostenibili“. Semplice vero?
No: diventare ecofriendly non è un’azione one off, nà© si può fare da un giorno all’altro. Agire in maniera sostenibile è una scelta quotidiana: proteggere l’ambiente e le persone che ci vivono non può essere fatto a giorni alterni.
La regola cui devono sottostare le strutture che vogliono essere sostenibili è quella delle tre E: Economy (economia), Ethics (etica) e Environment (ambiente). Ogni struttura turistica sostenibile di qualità deve rispettare queste tre componenti.
Oltre il radicale cambiamento di abitudini di offerta e di pensiero, per fortuna oggi disponiamo di tecnologie che aiutano le strutture turistiche a essere più green e a soddisfare i nuovi bisogni dei turisti.
Ecodyger è una di queste!
Ecodyger rende ecofriendly la tua struttura
Ecodyger è semplice da utilizzare, raggiunge alti livelli di sostenibilità , previene i rifiuti organici e rende le strutture più green e attrattive verso i nuovi turisti.
Ecodyger interviene in maniera preventiva per evitare lo scarto organico e riduce le emissioni di CO2 fino all’80% rispetto al processo tradizionale di gestione dei rifiuti: contribuisce alla lotta al cambiamento climatico.
In un ciclo di 7 ore circa si evita lo scarto organico. Il risultato è un output inodore, sterile e secco: il processo separa la componente solida da quella liquida e l’acqua estratta viene reimmessa nell’ambiente.
I vantaggi sono sia ambientali che economici: l’output ottenuto è ridotto in volume fino all’80%, è propedeutico all’economia circolare ed è più facile da gestire.
di Simona Romerio – Responsabile comunicazione marketing presso ECODYGER srl Società Benefit