Il Premier Draghi non ha intenzione di arrivare in ritardo con l’Europa.

Domenica 25 aprile 2021 il Governo italiano trasmette al Parlamento il nuovo testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, questo viene presentato in data 26 alla camera dei Deputati e il 27 al Senato. I tempi sono ristretti, ma l’obiettivo è chiaro: inviare il testo definitivo del PNRR a Bruxelles entro il 30 aprile per non essere i soliti ritardatari.

Il nuovo piano per candidarsi ai fondi europei per ripartire dopo la crisi pandemica è pronto: rassicura l’Europa sui tempi di realizzazione delle riforme e ribadisce gli obiettivi nazionali.

Ma facciamo un breve passo indietro per capire di cosa stiamo parlando.

 

Nelle puntate precedenti

Il NextGenerationEu (NGEU) è uno strumento di ripresa temporaneo ideato dall’Unione Europea per dare il proprio appoggio, attraverso lo stanziamento di fondi, agli Stati Membri per favorire la ripresa economica e sociale dopo la pandemia.

Il progetto prevede lo stanziamento di un totale di 750 miliardi di euro, costituito da prestiti e sovvenzioni a fondo perduto, che serviranno a sostenere la modernizzazione dei Paesi europei, incentivare la ricerca, l’innovazione e le transizioni climatiche eque, potenziare l’economia sostenibile e la lotta ai cambiamenti climatici.

Il più importante strumento del NGEU è il Dispositivo di Finanziamento per la Ripresa e la Resilienza, che mette a disposizione degli Stati membri 672,5 miliardi di euro.

Al fine di accedere a queste risorse, gli Stati devono presentare i propri Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, i quali devono delineare i programmi di investimento e di riforma voluti dalla Nazione nel rispetto dei criteri identificati dall’Unione Europea.

La scadenza di questa presentazione è, come abbiamo detto, il 30 aprile.

L’Italia deve darsi una mossa se non vuole fare tardi; la buona riuscita di questa candidatura è fondamentale: il Governo prevede un aumento del PIL nel 2026 del 3,6% rispetto a uno scenario che non comprenda il Piano.

 

Il PNRR Italiano

Il 15 gennaio, il Governo Conte aveva trasmesso una bozza del PNRR italiano al Senato.

In questi giorni, il nuovo Governo Draghi invierà  prima alle Camere e poi alla Commissione Europea il testo modificato e definitivo.

Il testo attuale prevede investimenti pari a 191,1 miliardi di euro finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, di cui 68,9 miliardi tramite sovvenzioni a fondo perduto e 122,2 tramite prestiti. A questi si aggiungono 30,6 miliardi di euro derivanti da un fondo complementare, finanziato dallo scostamento pluriennale di bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 aprile. Il fondo complementare, dunque, non rappresenta un aiuto economico fornito dall’Unione, ma bensì dallo Stato Italiano.

Questa differenza sostanziale fra le due fonti di investimento fa sì che i 30 miliardi di risorse nazionali non debbano essere rendicontate a Bruxelles e nemmeno essere realizzate entro il 2026, a differenza dei fondi forniti dal Dispositivo che devono essere attuati fra il 2021 e il 2026.

Al fondo complementare sono stati riassegnati alcuni dei progetti già  previsti nella vecchia versione del Piano, primi fra tutti quelli considerati incoerenti con le indicazioni europee di sostenibilità  ambientale e innovazione digitale.

 

Le missioni del PNRR

Il nuovo piano conferma la presenza delle 6 missioni individuate dal precedente governo.

La prima in ordine di comparizione, denominata “Digitalizzazione, innovazione, competitività  e cultura“, è volta alla promozione della trasformazione digitale del Paese, al sostenimento dell’innovazione del settore produttivo e degli investimenti nei settori chiave del nostro Paese: turismo e cultura.

Alla seconda missione, connessa alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, viene destinata la parte più cospicua di risorse: circa 59,3 miliardi di euro provenienti dall’Europa, di cui 5,27 dedicati all’economia circolare, più 9,3 miliardi derivanti dal Fondo Complementare. Gli obiettivi che si prefigge sono:

  • Rendere il sistema italiano sostenibile nel lungo periodo e garantirne la competitività 
  • Rendere il nostro Paese resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici attraverso il consolidamento delle infrastrutture e della capacità  previsionale di fenomeni naturali e dei loro impatti
  • Sviluppare una leadership internazionale industriale e tecnologica nelle principali filiere della transizione ecologica
  • Assicurare una transizione inclusiva ed equa, massimizzare i livelli occupazionali e contribuire alla riduzione del divario tra le Regioni
  • Aumentare la consapevolezza e la cultura su sfide e tematiche ambientali e di sostenibilità 

La missione comprende interventi a favore dell’agricoltura sostenibile e dei sistemi di economia circolare. Mira a migliorare la capacità  di gestione dei rifiuti e presenta programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili, per lo sviluppo delle principali filiere industriali della transizione ecologica e per la mobilità  sostenibile: a ciò vengono destinati 23,78 miliardi di euro. Prevede incentivi fiscali per 15,22 miliardi per l’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato e iniziative per salvaguardare e promuovere la biodiversità  del territorio. 15,06 miliardi di euro vengono impiegati per garantire la sicurezza della gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche, con la volontà  di ridurre del 15% le perdite nelle reti per l’acqua potabile.

Attraverso questa missione si vuole migliorare la sostenibilità  del sistema economico italiano e garantire una transizione equa e inclusiva verso una società  a impatto ambientale pari a zero.

Anche nella terza missione, “infrastrutture per una mobilità  sostenibile“, l’aspetto green è fondamentale: essa ha come principale obiettivo lo sviluppo di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa in tutto il Paese.

La successiva missione “istruzione e ricerca“ è volta a rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, ma anche la ricerca e il trasferimento tecnologico.

La quinta missione prende il nome di “inclusione e coesione“. Vuole facilitare la partecipazione al mercato del lavoro attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale: i principali beneficiari del PNRR italiano sono le donne, i giovani e il Mezzogiorno.

Infine, la missione “salute“ si pone l’obiettivo di intensificare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità  di accesso alle cure.

Nel complesso, il 27% del Piano è dedicato alla digitalizzazione, come voluto dalle indicazioni europee, il 40% agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e più del 10% alla coesione sociale.

All’interno di queste missioni il governo prevede quattro progetti di riforma relativi alla:

  • Pubblica amministrazione, per la quale si vuole affrontare il problema della mancanza di ricambio generazionale e promuovere corsi di formazione e monitoraggio della capacità  amministrativa
  • Giustizia: il Piano vuole intervenire sull’eccessiva durata dei processi e ridurre il peso degli arretrati giudiziari
  • Semplificazione della legislazione, relativa alla concessione di permessi e autorizzazioni
  • Promozione della concorrenza come strumento di coesione sociale e crescita economica.

 

La Governance del PNRR

Il Governo ha previsto uno schema di Governance per la gestione del Piano, costituito da una struttura di coordinamento centrale presso il Ministero dell’Economia, la quale supervisiona l’attuazione del progetto.

La Governance prevede, inoltre, una responsabilità  diretta dei ministeri e delle amministrazioni locali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme nei tempi pattuiti, con la volontà  di gestire le risorse in maniera corretta ed efficiente.

Gli enti territoriali hanno un ruolo significativo in quanto gestiscono oltre 87 miliardi di euro.

 

Questo è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che in data 30 aprile sarà  presentato alla Commissione dell’Unione Europea.

 

 

 

di Simona Romerio – Responsabile comunicazione marketing presso ECODYGER srl Società  Benfit