Vi ricordate le mappe del tesoro di quando eravamo piccoli? Indizi criptici, indovinelli misteriosi ed enigmi sibillini per raggiungere l’enorme X disegnata. Il forziere dei nostri sogni era proprio lì, sotto quella grossa croce.
Oggi le cose sono diverse: diciamo che “non ci sono più le mappe di una volta“. Nella mappa di cui parliamo oggi, la grossa X tratteggiata nel mezzo non ci dice dove trovare il tesoro, ma dove in futuro troveremo… la siccità .
Già oggi la siccità e la scarsità d’acqua colpiscono un terzo del territorio mondiale, ma la situazione è destinata a peggiorare in molte regioni. Gli impatti della siccità saranno sempre più devastanti, rafforzati dal sempre più imponente cambiamento climatico, in Europa e nel mondo.
La diminuzione delle precipitazioni, aggiunta all’elevata crescita delle temperature, comporta grandi costi economici, sociali e ambientali, come la perdita di raccolto o la diminuzione della produzione di energia rinnovabile. Il calo dello stoccaggio dell’acqua potabile ha raggiunto quasi il 95% nel biennio 2018-2019, rappresentando un fenomeno senza precedenti: ma queste eccezioni, rimarranno tali o sono destinate a divenire la normalità ? Cosa ci riserva il futuro?
Un confronto tra passato e presente
Nei giorni scorsi, l’università di Monaco ha pubblicato uno studio sulla rivista Frontiers in Water, esponendo una ricerca sulla siccità in Europa nel lungo periodo, proiettata fra il 2080 e il 2099.
L’indagine prende in considerazione esclusivamente la siccità metereologica, che esprime “il deficit di precipitazione in una regione o in un periodo di tempo rispetto alle condizioni normali“ senza considerare fattori come il flusso dei corsi d’acqua, l’umidità del suolo o la domanda di acqua.
La ricerca è basata sulla peggiore rappresentazione plausibile dello sviluppo futuro delle concentrazioni di gas a effetto serra, ossia sul peggiore “scenario di emissione“ di lungo periodo finora ipotizzato dall’IPCC, concretizzabile solo nel momento in cui non si prendesse nessun provvedimento contro il cambiamento climatico.
L’indice impiegato è il Percent of Normal Index (PNI) che descrive in modo diretto la percentuale di precipitazioni di un determinato periodo rispetto alla media a lungo termine. Valori inferiori all’80% sono considerati dallo studio come manifestazioni di siccità , che può essere leggera, moderata, grave o estrema.
Come valore di riferimento è stato scelto lo stato climatico preindustriale, così da poter confrontare le attuali condizioni di siccità e i trend futuri con uno scenario non influenzato dal riscaldamento globale antropico.
Un salto nel lungo periodo
Fin da subito lo studio ha dovuto tener conto dell’elevatissima variabilità di questo fenomeno idro-meteorologico; ciò nonostante i risultati evidenziano un chiaro aumento complessivo della durata, della quantità e dell’intensità dei periodi di siccità in futuro, soprattutto nel periodo estivo.
Il rapporto mostra, inoltre, una netta divergenza stagionale, con un forte incremento della frequenza e dell’intensità della siccità estiva, caratterizzata da ridotte precipitazioni, al contrario della stagione invernale che vede una diminuzione della siccità nella maggior parte delle regioni, seppur di diversa intensità .
In Europa quattro zone saranno più soggette a forti cambiamenti e aumenti della siccità : le Alpi, la zona mediterranea, la Francia e la Penisola Iberica. Queste regioni mostreranno sempre più siccità estive estreme, con una forte diminuzione dei PNI, e un aumento nella frequenza e nella durata degli eventi di siccità consecutivi.
Le Alpi saranno sottoposte a differenze crescenti fra le precipitazioni invernali ed estive, con una probabilità sempre maggiore di eventi di siccità gravi ed estremi nei mesi di luglio e agosto.
La Penisola Iberica, invece, vedrà un disseccamento generale in tutte le stagioni, con la più alta percentuale di siccità estreme rispetto a tutte le altre regioni. Il settimo mese dell’anno sarà l’osservato speciale, con il 96% di percentuale di siccità estreme; inoltre, il 94% di tutti i mesi di luglio del lungo periodo mostrerà condizioni di siccità nella Penisola.
In Francia, le cattive notizie si travestono da buone. La crescita del numero di gravi siccità estive quasi non esiste e sarà accompagnata da una diminuzione delle siccità moderate: ciò è dovuto, però, al fortissimo aumento delle siccità estreme estive, che diventeranno la grande maggioranza.
Il Mediterraneo, infine, vedrà aumentare la probabilità di siccità in ogni stagione, raggiungendo il picco dell’80% per i periodi estremi in estate.
Cosa possiamo fare oggi?
La siccità metereologica causa già oggi impatti evidenti ed è destinata, nel lungo periodo, a peggiorare: le conseguenze possono diventare insostenibili, soprattutto se unite a quelle del riscaldamento globale.
La ricerca espone i risultati che si otterrebbero nel caso in cui si decidesse di non combattere minimamente il cambiamento climatico: questa eventualità a oggi ci sembra impossibile, ma per renderla tale, ognuno può fare qualcosa.
Diminuire le emissioni di gas serra è un impegno che spetta a ognuno di noi ed è la missione di Ecodyger.
Potete trovare qui lo studio completo.