Mi ricordo che, quando andavo a scuola, le maestre mi davano spesso un compito da svolgere: fare un riassunto. Di una lezione, di un libro, delle mie vacanze o di qualsiasi altra cosa. Dicevano che mi avrebbe aiutato a capire meglio l’argomento, e poi, mi davano un voto.

Questo ultimo passaggio non l’avevo mai capito: come si fa a dare un voto a un riassunto? Un testo soggettivo in cui ognuno di noi riporta solo gli elementi che ritiene più importanti, ma che non per forza corrispondono a quelli notati da altri.

Quando si parla di un avvenimento, di un periodo di tempo o di qualsiasi altro argomento, ognuno rammenta ciò che per lui ha avuto maggior valore, ma questo può essere diverso dai ricordi di qualcun altro: riassunti di uno stesso tema possono presentare caratteristiche molto differenti. Almeno in alcuni casi.

Ci sono volte, invece, in cui è tutto più palese, in cui ci sono elementi non ignorabili che accomunano le nostre esperienze e che nessuno può trascurare. Sono le volte in cui tutti i riassunti toccano gli stessi punti.

Pensiamo, ad esempio, all’anno scorso: chi, parlando del 2020, non citerebbe il Covid-19 e il cambiamento climatico? Nessuno di noi, parlando di quell’anno, potrebbe ignorare i diluvi, le grandinate, il caldo torrido e l’epidemia che hanno colpito le nostre città .

Come potremmo riassumere, dunque, il 2020?

 

Il 2020 in poche parole

Per descrivere l’anno appena passato, prendo in prestito le parole della World Meteorological Organization (WMO) che, insieme ad altri partner nello “State of Global Climate“, racconta il 2020 dal punto di vista ambientale.

Il rapporto, attraverso diversi indicatori del sistema climatico, dipinge una situazione difficile e afferma che “Nel 2020, le condizioni meteorologiche estreme e il Covid-19 hanno rappresentato un doppio shock per milioni di persone“. La pandemia ha causato rallentamenti nell’economia, ma non è riuscita a frenare il cambiamento climatico, i cui impatti si sono intensificati.

Il riassunto si apre con un podio indesiderato: il 2020 è stato uno dei tre anni più caldi mai registrati, con una temperatura media globale di 1,2 gradi celsius maggiore rispetto ai livelli preindustriali (1850-1900). Il podio si trasforma, però, in medaglia d’oro nel momento in cui si prende in considerazione il decennio 2011-2020, che si aggiudica il premio di “più caldo di sempre“.

Risultati poco positivi son stati raccolti anche in tema di oceani: questi eroi acquatici assorbono il 23% delle emissioni annuali di CO2 di origine antropica, proteggendoci, almeno in parte, dal cambiamento climatico. Mentre gli uomini traggono beneficio da questo processo, lo stesso non succede all’acqua marina che è soggetta a forte stress: a causa dell’anidride carbonica, il Ph marino scende e gli oceani si acidificano, mettendo in pericolo fauna e flora marina.

L’anno scorso più dell’80% della superficie oceanica ha subito almeno un’ondata di calore marino, definita, nel 45% dei casi, “intensa“.

Gli ecosistemi artici, in crisi già  da parecchi anni, hanno ottenuto l’anno scorso un argento che non avrebbero voluto. Nel 2020, dopo il tipico scioglimento estivo, l’estensione minima del ghiaccio marino artico ha segnato il secondo valore più basso della storia: 3,74 milioni di chilometri quadrati.

In Africa e in Asia, le piogge e le inondazioni sono state così numerose e intense da causare un’epidemia di locuste nel deserto, che non può non farci venire in mente le 10 piaghe d’Egitto.
Spostandoci sul mappamondo, arriviamo nella zona interna Sud Americana, colpita dalla siccità  che ha causato perdite agricole stimate, solo in Brasile, in circa 3 miliardi di dollari.

Infine, l’ultimo record lo troviamo nell’elemento del fuoco. Negli USA, fra fine estate e autunno, si sono verificati, anche a causa della siccità , gli incendi più grandi mai visti: il periodo luglio-settembre è stato il più caldo mai registrato per il sud-ovest.

 

 

Un voto al 2020

Ecco come potremmo riassumere il 2020. Dargli un voto non fa parte delle mie mansioni, pensare alle cause che hanno reso possibile tutto questo sì, ed è anche compito vostro.

Fra pochi mesi anche il 2021 sarà  concluso e la mia speranza è che, almeno per quest’anno, i record registrati durante le Olimpiadi siano per noi sufficienti e che non vengano accompagnati da altri -negativi- in campo climatico.

Per leggere lo studio “State of Global Climate”, clicca qui.

di Simona Romerio – Responsabile comunicazione marketing presso ECODYGER Srl Società  Benefit